A prima vista sembra una semplice foto. Ma se si osserva meglio lo sfondo… qualcosa disturba profondamente. Improvvisamente, i selfie non sembrano più così innocenti.
Ogni giorno circa 10.000 persone visitano il Memoriale dell’Olocausto a Berlino. Eppure, per molti, non è altro che una tappa turistica tra le tante della città.
In pochi si soffermano a riflettere sull’orrore che quel luogo rappresenta. Centinaia di turisti si scattano selfie frivoli, mentre ciclisti e skater usano i blocchi di cemento come rampe per acrobazie.
Per mostrare quanto tutto questo sia offensivo, l’artista israeliano Shahak Shapira ha lanciato un progetto provocatorio: ha raccolto le immagini pubblicate sui social vicino al memoriale e ha inserito i soggetti in contesti storici dell’Olocausto.
Il risultato è scioccante.
All’improvviso, quelle pose spensierate si trasformano in immagini intrise di dolore e memoria.
- Quanto rammarico si legge nei tuoi occhi adesso?
- Siete davvero sulla strada giusta, compagni?
- Stai raffigurando… una crocifissione?
- Il capo del campo di concentramento.
- “Sono sdraiato al sole…”
Frasi leggere, fuori luogo. Eppure reali.
Il progetto di Shapira ci ricorda che la memoria non è uno sfondo per la vanità. È un dovere collettivo.