Qualche giorno dopo il mio rientro dalle vacanze, ancora cullato dalla pace del meritato riposo, pregustavo il ritorno alla tranquilla routine domestica. Invece, ad aspettarmi c’era una sorpresa tutt’altro che rilassante: al centro del mio giardino si apriva un buco enorme nel terreno.
Era profondo, irregolare, quasi fosse il punto d’emersione di una creatura fuggita in fretta dal sottosuolo. Il mio primo pensiero — lo ammetto, un po’ paranoico — fu: qualcuno ha cercato di nascondere qualcosa… o di riportarlo alla luce. Ero quasi tentato di chiamare la polizia.
Poi, guardando meglio, ho notato alcuni dettagli sul fondo: la terra era smossa, friabile, attraversata da piccoli cunicoli. E soprattutto, c’erano impronte. Minuscole. Artigliate. A quel punto, era evidente: non era opera di mani umane.
Così ho chiamato un esperto. Il verdetto è arrivato in pochi minuti: talpe. Mentre io mi godevo il sole in spiaggia, loro, infaticabili, scavavano sottoterra come se non ci fosse un domani. Un’intera armata sotterranea, affamata e instancabile, aveva trasformato il mio giardino in un labirinto di tunnel.
Ed è lì che sono iniziati i veri guai. Quei cunicoli avevano compromesso la stabilità del terreno. La terra ha ceduto dall’interno, incapace di reggere il proprio peso. In gergo tecnico si chiama “soffosione”: il suolo collassa su sé stesso, come un castello di sabbia che si sbriciola sotto la pioggia.
Risultato? Il mio curato prato verde si è trasformato in un cratere profondo, grande quanto una piscina.
Inizialmente mi sono spaventato, com’è ovvio. Ma poi, superato lo shock, un pensiero ha iniziato a farsi strada: forse questa era l’occasione giusta per costruire finalmente quel laghetto che avevo sempre sognato… o almeno per scoprire cos’è, davvero, la soffosione.