Durante un appuntamento al buio, un uomo e una donna restano sorpresi nello scoprire che i loro figli si somigliano come due gocce d’acqua.

by zuzustory1303
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L’appuntamento al buio di Emily e Damon prende una piega inaspettata quando scoprono che i loro figli… sono identici. Emily entrò nel ristorante italiano indossando una parrucca da clown arcobaleno. Damon era seduto in un angolo, riconoscibile dal cappello di carta che avevano deciso di portare per rendere l’incontro più leggero, quasi surreale.

Appena i loro sguardi si incrociarono, lui si alzò sorridendo.

— Emily, — disse, con un tono accogliente.

L’imbarazzo iniziale si sciolse in una conversazione sorprendentemente naturale. Riserono dei loro travestimenti, scherzarono come vecchi amici. Per un attimo, tutto sembrava perfetto.

Finché non iniziarono a parlare dei loro figli.

Damon tirò fuori il telefono e mostrò una foto.

— Questo è Jordan. Ama dipingere, ha molto talento.

Emily impallidì. Le sue mani tremarono leggermente quando estrasse il cellulare dalla borsa.

— Questo è Bradley, — disse, mostrando la foto del figlio in uniforme da football.

Damon guardò l’immagine, poi quella del proprio figlio. Il suo sorriso svanì.

— Ma… sono identici. Gemelli?

— Quanti anni ha tuo figlio? — chiese Emily.

— Quattordici. Nato il 16 aprile.

— Anche Bradley…

Un silenzio denso cadde tra loro. Damon distolse lo sguardo.

— Naomi non mi ha mai detto nulla. Solo lei potrebbe saperlo.

— Naomi? — Emily era visibilmente confusa. — Cosa stai dicendo? Sai qualcosa?

— Non lo so… ma devo scoprirlo.

Si alzò di scatto e uscì dal ristorante, lasciando Emily sola tra i tavoli e le candele.

Emily tornò a casa sconvolta. L’adozione di Bradley era stata gestita da Jack, suo marito, mentre lei era in ospedale per un’operazione al ginocchio. Quando era tornata, Jack l’aspettava con un neonato tra le braccia, avvolto in una coperta con dinosauri.

Non aveva mai visto i documenti. Si era fidata.

— Mamma, — disse Bradley entrando in cucina. — Damon ti ha fatto del male?

— No, tesoro. Va tutto bene.

Ma il sorriso che gli rivolse era forzato. Quando fu sola, corse a rovistare nei cassetti, nei faldoni, nelle scatole. Niente. Nessuna traccia.

Spinta da un’ansia crescente, salì in soffitta. L’aria era densa di polvere e passato. In fondo a una vecchia cassapanca, trovò una busta. La calligrafia era inconfondibile: Jack.

“Cara Emily,
Ti ho mentito per quasi un anno…”

Damon intanto arrivò all’istituto psichiatrico dove viveva la sua ex moglie, Naomi. Non la vedeva da tre anni. I corridoi erano silenziosi, l’aria immobile. I pazienti lo osservavano con sguardi perduti.

Naomi lo accolse con freddezza.

— Ti avevo detto di non tornare, Damon.

— Naomi… ho bisogno di sapere. Cosa è successo quella notte? Quando è nato Jordan.

Lei lo guardò, improvvisamente pallida. I suoi occhi si persero nel vuoto.

— Te l’ho già detto… Il grande uomo mi ha detto di andarmene. Così ho fatto.

Fece una pausa. Poi aggiunse, con voce rotta:

— Ma non era uno solo, Damon. C’erano due pianti quella notte…

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