Nella soffitta di mia nonna mi sono imbattuta in un oggetto curioso: un pezzo di vetro pesante e affascinante.
Era una sfera, densa e trasparente, al cui interno galleggiavano minuscole bolle, come se racchiudesse un frammento di mondo sottomarino. Sul fondo, incisa con cura, c’era una data: “1978”.
L’ho osservata a lungo, chiedendomi a cosa potesse servire.
Le bolle sembravano disposte a caso, eppure più la guardavo, più scoprivo una sorta di armonia nascosta nel caos. Era troppo pesante per essere un semplice soprammobile. Forse uno strumento scientifico? O un oggetto enigmatico, carico di segreti?
Spinta dalla curiosità, ho iniziato a cercare risposte. Dopo alcune ore di ricerche online, ho scoperto che si trattava di un fermacarte. Un tempo, questi oggetti venivano posati sui fogli per impedire che il vento li spostasse.
Mi sono allora immaginata una persona, forse negli anni Settanta, seduta vicino a una finestra aperta, mentre lavora con quel fermacarte a tener ferme le sue idee. Oggi, quella sfera è sulla mia scrivania.
E ogni volta che la guardo, mi sorprendo a pensare a come anche gli oggetti più semplici possano custodire delle storie.
Forse fu un regalo nel 1978? O magari solo un dettaglio decorativo su una scrivania d’ufficio?Quel misterioso fermacarte è diventato parte della mia quotidianità. E ogni tanto, mi chiedo: quali altre storie potrebbe raccontare, se solo potesse parlare?
