Il 26 aprile 1986 rappresenta una delle pagine più oscure della storia contemporanea, non solo per l’ex Unione Sovietica, ma per l’intera umanità. In quella data, l’esplosione del reattore della centrale nucleare di Chernobyl diede origine a uno dei peggiori disastri nucleari mai avvenuti, lasciando un’impronta indelebile nella memoria collettiva.
L’incidente scatenò un disastro ecologico di proporzioni enormi, trasformando l’area circostante in una zona proibita, divenuta simbolo della fragilità della tecnologia quando sfugge al controllo umano.
Decine di migliaia di persone furono costrette a lasciare le proprie case. Intere città e villaggi vennero abbandonati, inghiottiti dal silenzio spettrale di una natura contaminata.

Ma le conseguenze non si fermarono lì: le radiazioni si spinsero ben oltre i confini dell’Ucraina, colpendo vaste regioni dell’Europa.
Oggi, Chernobyl resta un potente monito: un simbolo della catastrofe, ma anche un richiamo alla necessità imprescindibile della sicurezza nucleare e del rispetto per il delicato equilibrio tra progresso tecnologico e tutela dell’ambiente e dell’uomo.