Un serpente sull’asfalto: la natura ci sta bussando alla porta
Ieri, mentre camminavo lungo una strada di periferia, ho notato qualcosa di strano sul marciapiede.
All’inizio mi è sembrato solo un mucchio di vestiti, o forse un tubo dimenticato. Stavo per tirare dritto, come fanno tutti.
Ma qualcosa mi ha bloccato. Mi sono fermato. Mi sono avvicinato. E la vista mi ha gelato il sangue.
Era un serpente acquatico. Investito. Immobile.
In mezzo alla strada.
I passanti lo evitavano con passo veloce, le auto lo schivavano distrattamente. Ma nessuno sembrava davvero notarlo.
O forse nessuno voleva notarlo. Solo io mi sono fermato. E quel brivido che ho sentito corrermi lungo la schiena non era solo paura. Era coscienza.
Negli ultimi giorni, ho capito che non è un caso isolato.
I gruppi locali sono pieni di segnalazioni: serpenti nei giardini, davanti alle porte di casa, addirittura nei bagni o sotto ai letti, entrati da crepe nei balconi o dalle bocche d’aria delle cantine.
È come se il confine tra “natura selvatica” e “spazio umano” stesse svanendo.
E non è un film horror. È realtà.
Gli esperti parlano chiaro: il cambiamento climatico, la siccità e la perdita di habitat naturali stanno spingendo gli animali – anche quelli più schivi – sempre più vicino a noi.
I serpenti acquatici, per fortuna, non sono velenosi. Ma l’incontro, soprattutto in contesti urbani, resta inquietante. E la loro presenza, silenziosa e improvvisa, ci mette davanti a una verità scomoda: abbiamo ristretto il mondo naturale fino a farlo esplodere ai nostri margini.
Cosa possiamo fare, concretamente?
Teniamo pulite le aree esterne: niente cumuli di foglie, legna, scatoloni o materiali abbandonati. Sono rifugi perfetti.Chiudiamo fessure e prese d’aria, soprattutto nei piani bassi e nelle cantine.Controlliamo scarpe, sacchi e borse lasciati all’aperto, specie se in zone fresche e ombreggiate.Se vediamo un serpente, non avviciniamoci: niente panico, niente gesti impulsivi. Contattiamo le autorità locali o il servizio faunistico.
Non è questione di allarme. È questione di equilibrio.
La natura non ci sta invadendo. Sta cercando di adattarsi.
E forse, è arrivato il momento di chiederci come possiamo adattarci anche noi. In modo più consapevole, rispettoso, e meno cieco di fronte ai segnali che – ormai – sono ovunque.