Misteriosi fori sul fondo dell’oceano: una scoperta inquietante al largo della costa pacifica
Una recente spedizione nelle profondità dell’Oceano Pacifico ha portato alla luce qualcosa di inaspettato e potenzialmente preoccupante. Al largo della costa nordamericana, nella zona della faglia di Cascadia, i ricercatori dell’Università di Washington hanno scoperto una serie di strani fori sul fondale marino, dai quali fuoriesce un liquido caldo.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, definisce il fenomeno “senza precedenti”. Secondo Evan Solomon, geologo marino coinvolto nella ricerca, questi fori rappresentano qualcosa di mai osservato prima. “Non abbiamo mai visto nulla di simile”, ha affermato, sottolineando che le implicazioni geologiche potrebbero essere gravi.
La faglia di Cascadia è una zona di subduzione attiva che si estende dall’isola di Vancouver fino alla California settentrionale. Qui la placca tettonica di Juan de Fuca scivola lentamente sotto quella nordamericana. Anche se la zona appare tranquilla da secoli, proprio questa calma apparente la rende particolarmente insidiosa.
Il fluido che fuoriesce da questi misteriosi fori – un mix di acqua calda e bolle di metano – emerge con forza, simile al getto di una manichetta antincendio. Questo liquido agisce come un lubrificante naturale tra le placche tettoniche, aiutando a ridurre l’attrito. Ma se tale fluido viene perso, il rischio aumenta: le placche possono iniziare ad “incollarsi” l’una all’altra.
E quando ciò accade, la pressione può accumularsi in silenzio per anni, fino a sfociare in un terremoto catastrofico. Gli scienziati temono che un sisma di magnitudo 9 – come quello che colpì la regione nel 1700 – possa verificarsi nuovamente, potenzialmente accompagnato da uno tsunami alto fino a 30 metri.
La scoperta di questi fori rafforza i timori della comunità scientifica: la calma geologica non è sempre rassicurante. La faglia di Cascadia, apparentemente silenziosa, continua a nascondere dinamiche profonde che potrebbero rivelarsi esplosive. E i ricercatori sanno che il tempo per comprenderle a fondo potrebbe essere limitato.